Prima traduzione italianaCollana di poesia “Lenuvole”, 114pp. 112, Euro 11,00ISBN 88.8178.299.5Markus Manfred Jung è nato nel 1954 a Zell im Wiesental. Dopo studi di germanistica, scandinavistica (a Oslo), filosofia ed educazione fisica, si è dedicato all’insegnamento nei licei.
Considerato uno dei maggiori scrittori contemporanei in alemannico, ha al suo attivo diverse opere teatrali, radiodrammi, due volumi di prose giornalistiche uscite sui principali quotidiani della Svizzera tedesca e del Baden, un grande libro illustrato sulla Norvegia, antologie, nonché quattro raccolte poetiche che hanno ottenuto importanti riconoscimenti, tra cui nel 1998 al Premio Merano, uno dei più prestigiosi in ambito linguistico tedesco.Giovanni Nadiani a partire dal 1987 ha pubblicato per Mobydick diverse raccolte di storie brevi e di versi, quest’ultime confluite nell’antologia personale Feriae, Marsilio (1999); i CD poetico-musicali Invel (1997) e Insen… (2001) realizzati con la band di blue-jazz Faxtet.
Del 2002 è il monologo teatrale Förmica – Flusso d’in-coscienza, mentre del 2004 è la raccolta di storie brevi Flash – Storie bastarde. Come traduttore ha curato, tra l’altro, opere di poeti e narratori tedeschi e neerlandesi. Nel 1999 gli è stato conferito il “Premio San Gerolamo per la traduzione” dell’A.I.T.I. (Associazione Italiana Traduttori e Interpreti).La scrittura lirica di Jung è fondata su accorgimenti fonosimbolici, su sfumature di senso e polisemie permesse dalla sua lingua alemannica, che egli destreggia come pochi, a seconda che il testo venga semplicemente letto oppure solamente pronunciato ad alta voce (ascoltato) sollecitando le peculiarità del dialetto in qualità di codice eminentemente orale (Mund-art, “modalità della bocca”).
Il mondo, in quanto scrittura, va (ri)decifrato, in particolare nelle ferite inferte ai suoi abitatori e alla natura, e proprio la Mundart, ricreata in poesia, permette di rinominare le cose attraverso la sua essenzialità (i componimenti di Jung si caratterizzano per la brevità, spesso gnomica e aforistica, con qualche tinta haikù), la sua “semplicità”. Elementi linguistici all’apparenza ben noti o addirittura consunti vengono ricaricati di suono e di senso aprendo lo sguardo verso un nuovo mondo, un mondo percepito in modo nuovo e che, anche nelle poesie d’amore, apostrofano e interpellano il lettore sul gelo, l’oscurità, l’assenza che lo circondano.