la buona scuola

La legge “la buona scuola bis” è stata approvata: che cosa prevede?

La legge che media e mondo politico hanno battezzato con il nome di “buona scuola bis” è stata approvata. Il Consiglio dei Ministri ha infatti dato “disco verde” ai cambiamenti da apportare alle legge 107, uno dei provvedimenti più discussi dell’esecutivo di Matteo Renzi. Ora la legge, con l’aggiunta degli otto decreti appena approvati, deve affrontare gli ultimi tre passaggi, che culmineranno con la firma da parte di Sergio Mattarella e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Il premier Paolo Gentiloni ha espresso soddisfazione per l’obiettivo raggiunto e ha parlato della legge come di una importante e “notevole iniezione di qualità” nel sistema scolastico italiano. Sulla stessa lunghezza d’onda è Valeria Fedeli. La titolare del dicastero della Pubblica Istruzione e dell’Università ha infatti affermato che con il provvedimento licenziato dall’esecutivo il sistema di istruzione italiano fa un ulteriore passo avanti verso l’obiettivo dell’eccellenza e che questo passo è quello che fa da viatico alla creazione del Testo Unico in materia scolastica.
I temi e le questioni che il provvedimento battezzato come “buona scola bis” tocca sono diversi, a cominciare dagli esami di maturità.

Le novità relative ad un momento molto importante nella vita di ogni studente entreranno a regime dall’anno scolastico 2018/2019. Chi oggi è in terza superiore si troverà davanti non più tre prove scritte, ma due, visto che il provvedimento ha mandato in soffitta la cosiddetta “terza prova”. Rimane invece invariata la necessità di presentarsi con la sufficienza in tutte le materie, anche se in presenza di una insufficienza non grave, ovvero pari a 5, sarà facoltà del corpo docente decidere comunque per l’ammissione, tramutando il 5 in un 6. In questo caso vi sarà però una decurtazione che colpirà i crediti formativi accumulati nel triennio.
E a proposito dei crediti formativi, cambia il punteggio massimo con cui ci si potrà presentare alla maturità: ad oggi si può aspirare ad un massimo di 25 crediti formativi, mentre dal momento dell’entrata in vigore delle norme contenute nel provvedimento il punteggio massimo di partenza sarà di 40 punti. Non cambia il voto massimo con cui si potrà uscire dalle superiore, che rimarrà quindi 100, mentre cambieranno le valutazioni per quanto riguarda le due prove scritte superstiti e l’orale. Rimane la prova Invalsi, la quale pur rimanendo necessaria per poter accedere alla maturità, non dovrà più essere sostenuta poco prima dell’esame di maturità.
Il 2018/2019 sarà anno scolastico di cambiamenti anche per chi affronterà l’esame di terza media, visto che le prove scritte saranno tre, seguite da un orale. Andrà quindi in soffitta la prova finale caratterizzata da sei scritti. A non essere più presenti nell’atto finale del ciclo di studi alle scuole medie saranno la tesina, la prova Invalsi e quella concettuale. Non cambia nulla per quanto riguarda la scuola primaria, dove sarà però possibile bocciare, anche se solo come extrema ratio.

La “buona scuola bis” prevede modifiche importanti anche per quanto riguarda i docenti, a partire dalle modalità di formazione e assunzione degli insegnanti. Lo scopo del provvedimento è quello di un graduale ricambio generazionale nel corpo docente. Il provvedimento si preoccupa in particolar modo di dare una risposta al problema del precariato e lo fa con chi in Graduatoria è in seconda e terza fascia ed ha alle spalle percorsi di abilitazione di natura universitaria. In questo caso sarà sufficiente un solo concorso, meno complesso di quelli attuali e consistente in una prova orale, superata la quale si potrà ottenere una cattedra.
Novità anche per chi è in terza fascia e ha almeno tre anni di supplenze alle spalle: per loro il concorso sarà con una prova scritta in meno. Inoltre, dal 2018 è stato previsto un iter attraverso il quale il governo mira, con lo strumento dei concorsi, a far entrare di ruolo gli insegnati dopo tre anni.

La “buona scuola bis” mette in atto dei cambiamenti anche per quanto concerne il percorso formativo dei bambini e lo fa attraverso il cambiamento dell’asilo nido, che diverrà vero e proprio punto di partenza del percorso scolastico. Anche per questo motivo gli educatori che vorranno lavorare nei nidi dovranno essere in possesso di una laurea di tipo triennale, mentre coloro che dovessero aspirare a lavorare come insegnanti nella scuola dell’infanzia dovranno avere un curriculum di studi ove sia presente la laurea magistrale.

La parte della riforma più contestata è senza dubbio quella relativa agli insegnanti di sostegno. Non cambia il numero massimo di alunni che possono essere inseriti in una classe in caso di presenza di un disabile, numero che rimane pari a 20. La norma più discussa della “buona scuola bis” è quella che prevede l’autonomia dei singoli istituti scolastici per quanto riguarda la valutazione degli insegnanti di sostegno, ma polemiche ha suscitato anche quella che fa divenire realtà la possibilità per le scuole di decidere quanti bidelli mettere sotto contratto, tenendo in considerazione anche il numero di studenti disabili presenti. Infine, tornando agli insegnanti di sostegno, risulta realtà anche un corso di specializzazione da effettuare dopo la laurea per quanti vorranno svolgere tale lavoro nelle scuole elementari.

Le reazioni ovviamente non si sono fatte attendere se si è detto di come il governo giudichi ovviamente positivamente i risultati raggiunti, non la pensano allo stesso modo gli studenti, tanto che l’Unione degli Studenti ha già indetto una giornata di protesta in tutta Italia, la cui data di svolgimento sarà il 9 maggio. Il motivo della protesta sta nel fatto che secondo le organizzazioni studentesche l’esecutivo ha ignorato totalmente le richieste degli allievi.